Nata nel 1980, laureata in Architettura all’Università di Firenze nel 2006 con una tesi in tecnologia e design, Giulia Boccafogli ha iniziato il suo percorso professionale occupandosi di progettazione edile e d’interni.
Parallelamente, però, coltivava già un’intensa passione per il mondo del gioiello e dell’accessorio, un ambito creativo che non ha mai smesso di attrarla.
Dopo un periodo trascorso a San Francisco nel 2011, Giulia rientra in Italia e decide di dedicarsi completamente alla creazione di accessori contemporanei.
Da allora, dal suo studio a Bologna, partecipa a numerose fiere internazionali e italiane, costruendo una presenza riconoscibile e una clientela affezionata che segue con interesse l’evoluzione delle sue collezioni.
Ho avuto modo di utilizzare spesso gli accessori di Giulia per i miei editoriali e ho sempre apprezzato la loro personalità e l’indubbia altissima artigianalità che c’è dietro alla loro realizzazione.
Trovo le figure come Giulia siano importantissime per la creatività legata allo stile e che il momento storico attuale necessiti di caratteristiche come qualità, personalizzazione, unicità. Giulia è protagonista di questo “Quattro domande a”, anche in occasione di una nuova collaborazione con Marcwave, brand di borse e accessori artigianali in pelle, per approfondire il suo percorso e la visione che guida il suo lavoro.
Come è nata questa nuova collaborazione?
Allora la collaborazione con Marcwave è nata come conseguenza di una profonda stima reciproca. Desideravamo fare qualcosa assieme da tempo e quando ho visto i loro colletti in pelle Peter me ne sono innamorata e abbiamo pensato potesse essere la base perfetta per lavorare assieme.
Abbiamo quindi pensato di enfatizzare lo stile vittoriano di ispirazione, con un decoro floreale, attingendo dalla mia collezione Florilegium.
Come è cambiata la tua linea, ma anche il tuo modo di lavorare in questi anni?
Per quanto riguarda i cambiamenti della mia linea, devo dirti che l’ultima collezione è molto più essenziale rispetto alle precedenti.
Sono partita dallo stilizzare graficamente i carapaci degli animali e degli insetti (la collezione infatti si chiama CARAPACI) e tramite l’uso modulare di un cerchio di 5 cm di diametro in pelle ho creato dei gusci/armatura per collier e bracciali scultura. Diciamo che volevo stravolgere un pochino il mio stile con qualcosa di più contemporaneo e potente. Il mio modo di lavorare è cambiato molto.
Ho abbandonato le logiche codificate proprie dei brand consolidati e strutturati, accettando semplicemente ciò che sono e voglio essere: una designer/artigiana indipendente.Ho smesso di voler essere ciò che non sono.
Quindi sono più rilassata e molto concentrata sulla qualità del progetto e del prodotto. Il mio obiettivo è cercare di fare sempre qualcosa di nuovo, per me, e che sia originale, ricercato e unico. Ci provo almeno.
Ma sono convinta che questo debba essere l’obiettivo principale di noi piccoli artigiani contemporanei.
Come è cambiato, a tuo avviso, l’approccio che la clientela ha con l’accessorio e la moda in generale?
Per quanto riguarda l’approccio clientela/accessorio moda, posso dirti che io sono molto fortunata, perché ho una clientela molto solida e consolidata da anni. Posso sicuramente parlare di collezioniste. E questa è una cosa meravigliosa.
Credo quindi che per chi ha dinamiche simili alle mie, sia molto importante il dialogo diretto con la clientela. Fare meno ma sempre meglio.
Abituare la clientela all’attesa come sinonimo di qualità, non solo di prodotto (direi che va dato per scontato) ma anche di progetto. Il cliente merita accessori originali, nuovi e fatti a regola d’arte.
Se il cliente percepisce questo impegno, capisce il valore economico dell’oggetto e ne accetta i tempi di produzione.
Altra cosa che è esplosa: la personalizzazione.
Sempre più clienti la desiderano e la percepiscono come prezioso valore aggiunto. Inoltre ho ridotto i negozi con cui collaboro mantenendo solo quelli con cui riesco a dialogare e fare il medesimo discorso di personalizzazione.
Tuoi progetti e sogni per il futuro?
Vorrei dedicare determinati periodi all’anno alla formazione, organizzando workshop e corsi.
Prima o poi dovrò tramandare quello che so fare e mi piacerebbe piano piano dedicarmici con costanza in alcuni periodi.
Sogni?
Tornare ad esporre a New York (cosa che ho già fatto nel 2022 al MAD Museum) e magari anche a Tokyo (questo è proprio un sogno). E poi vediamo cosa succede!

