Tutte le volte che mi approccio a questa rubrica penso sempre a quello che mi lega al personaggio a cui porgo le domande. In questo caso io e Roberto Corona Amore abbiamo in comune un paio di conoscenze, la prima è una cara amica artista, il secondo è il nostro barbiere che di recente ha dato proprio appuntamento ad entrambi alla stessa ora per farci incontrare.
Lo racconto perché di fatto questa intervista è iniziata lì ed è diventata il nuovo appuntamento di “4 Domande a…”.
Classe 1984, Roberto Corona Amore, originario di Catania, una formazione come grafico pubblicitario e designer di interni, poi il bambino cresciuto osservando la madre cucire viene prepotentemente fuori e a poco più di vent’anni diventa assistente dello stilista Gaetano Navarra.
Nel 2017 si trasferisce negli Stati Uniti, San Francisco prima e poi a Los Angeles dove vive e lavora anche come stylist. Nel 2022 nasce Bad At Math, progetto decisamente pop e all’insegna del colore e della gioia di vivere.
Piccole borse in acrilico e cristallo che sembra vogliano donare adrenalina e spirito giocoso al nostro guardaroba. L’appeal di questi accessori è immediato, passionale.
Roberto appare gentile, posato, educato, fa pensare ad un animo antico che attraversa la contemporaneità. Lo tradisce uno sguardo curioso e quella scintilla negli occhi che corrisponde perfettamente alla personalità scintillante della sue borse. Ecco la mia chiacchierata con Roberto Corona Amore.

Mi racconti il tuo progetto? Che tipo di pubblico ha? Qual è la community di Bad at Math?
BAD AT MATH nasce dalla mia profonda passione per l’artigianato e la Pop-Culture.
È magico poter realizzare qualcosa, costruire e dare vita a un oggetto prezioso usando le proprie mani e il proprio cuore.
Ancora più bello quando puoi attingere da un archivio di fantasie, icone e colori, come quello degli anni in cui sono cresciuto e scoperto la mia attitudine artistica. I miei accessori dicono molto di chi li sceglie e chi li indossa: i “Baddies” come li chiamo io, sono persone che con la moda ci giocano, che la vivono con leggerezza e un briciolo di irriverenza.

Come designer emergente, ma anche come creativo, considerando il tuo periodo di stylist, quali sono state sino ad ora le sfide affrontate più importanti, in positivo, ma anche in negativo?
Confrontarmi con professionisti di livello mondiale è stata una sfida che mi ha fatto crescere professionalmente e umanamente, l’ascolto – anche lo scontro a volte – e lo scambio di punti di vista, ha fatto sì che io riuscissi a sviluppare una versatilità che mi ha aiutato molto nel mio percorso di creativo.
Lavorare con alcuni dei più grandi fotografi, designer e modelle è stato ogni volta come leggere un libro, e piegare un angolo della pagina ogni volta che si scopre qualcosa di nuovo e se ne vuole fare tesoro.
In negativo, devo ammettere che ad oggi sembra conti ancora molto il pacchetto piuttosto che il contenuto.
Presentarsi al mondo è importante, farlo con sensibilità e garbo lo è altrettanto, ma quando la professionalità e la competenza vengono messe in dubbio perché non ci si agghinda con i pezzi “must-have” dell’ultima stagione, lo trovo triste e poco intelligente.

Secondo te, visto il momento storico particolarmente difficile, alla gente interessa ancora la moda?
Io credo che la moda interessi molto e sempre, non parlo tanto dell’abbigliamento di per se, ma delle storie; tutto è stato fatto e tutti sono abituati a vedere le stesse cose così tanto che alla fine se ne disinteressano.
Ma la storia è quella che rimane, e la scintilla che brucia il cerino della curiosità. è la storia che rende la moda differente e interessante.
Oggi credo sia quello che il cliente cerca più di ogni altra cosa.

Quanto sono importanti in generale e necessarie per il tuo lavoro istanze come il superamento delle differenze di genere, l’etica eco-friendly, il superamento della filosofia “fast fashion”?
Fondamentali direi. Il mio prodotto può indossarlo chi vuole, non ha età, non ha genere, non ha limiti.
Riciclo le mie perline smontando le borse invendute o i vecchi campioni e riutilizzando i materiali per lavorare a nuovi modelli e collezioni.
Per quanto riguarda il superamento della filosofia “fast fashion” io ho scelto di creare un prodotto che non viene dimenticato dentro l’ armadio e che non si perde tra mille copie di mille prodotti tutti uguali.
Un prodotto che si può indossare, ma anche che “arreda” gli spazi in cui viene appoggiato e riposto.

Roberto Corona Amore