Non ricordo di preciso quando ho conosciuto Valeria, quando l’ho incontrata la prima volta, so che sicuramente la incrociavo spessissimo alle sfilate romane, quando andavo ad AltaRoma, e poi spesso anche a quelle milanesi della Fashion Week.
Forse ad un certo punto ci siamo trovati seduti vicini o non ricordo bene come, ma abbiamo iniziato a chiacchierare e ho scoperto come al di là della indubbia bellezza, davanti agli occhi di tutti, c’è una ragazza che ama viaggiare e girare il mondo, spesso da sola, una giovane donna spiritosa, intelligente, acuta e sensibile.
Ci accomuna inoltre l’amore indiscusso per la moda, vista come fenomeno culturale e di costume, affascinati dalla sua capacità di veicolare messaggi e farsi linguaggio.
Valeria Oppenheimer scrive su diverse testate di moda e ha dato vita al primo “fashion blog ufficiale” della Rai, insegna all’Accademia del Lusso di Roma e Milano, ha scritto e condotto come fashion reporter il programma di RaiUno “Top! Tutto quanto fa tendenza”.
Ma è molto più di questo, oltre ad essere una persona che mi è molto cara, è soprattutto una di quelle figure di cui la moda ha bisogno per essere raccontata e promossa in quei media che spesso la trattano come arte minore.
Per questo ho deciso di raggiungere Valeria e coinvolgerla nel mio “4 domande a”.
Le sfide, grandi o piccole che siano, fanno parte del mio lavoro e le affronto quotidianamente.
Il mio “vero datore di lavoro” è il pubblico e il mio obiettivo prioritario è raccontare la moda in tutti i suoi aspetti, senza romanzare ma trasmettendo la grande passione che anima i protagonisti di questo settore a tutti i livelli.
Credo che negli anni il fashion system sia stato dipinto spesso come frivolo e superficiale dai mezzi di informazione e questo in parte ha allontanato le persone dalla moda.
È necessario che si cambi rotta perché la moda è cultura, economia, cambiamento sociale e soprattutto è un settore importantissimo nel nostro Paese.
Leggerezza e frivolezza non sono la stessa cosa, bisogna tenerne conto.
I grandi nomi del passato come Poiret, Chanel, Saint Laurent giusto per citarne qualcuno, innegabilmente hanno influenzato il costume.
Oggi i grandi direttori creativi giocano un ruolo importante ma il mercato si muove intorno agli utenti finali e sempre più si adatta alle loro necessità.
Il web ha accelerato questi meccanismi e li ha portati alla luce. Siamo in una fase di grande cambiamento, inutile girarci intorno.
La moda si, quello che forse ha perso appeal è il fashon system. Gli stilisti-divi degli anni ’80, le Top model, le sfilate faraoniche non esistono più.
La società cambia e con lei la cultura, penso sia tutto molto “normale” ma ti confesso che ogni tanto provo un pizzico di nostalgia per quegli anni.
Oggi molte cose sarebbero impensabili e anacronistiche, molto è stato svelato e non esiste praticamente più il mistero, nel bene e nel male.
Sono fondamentali e spero che pian piano questi temi diventino parte integrante della nostra cultura.
Purtroppo siamo ancora ben lontani da questo obiettivo, ma le giovani generazioni sono sicuramente le più sensibili in merito.