Se seguite questo sito e i miei social sapete quanto io sia un fan accanito di Maria Luisa Frisa.
Nonostante abbia il piacere di conoscerla da qualche anno, in realtà ogni volta che presenta un suo nuovo progetto è sempre in grado di stupirmi e affascinarmi.
La sua capacità di collocare ogni discorso legato alla moda all’interno di un ambito culturale, sociologico e anche politico molto più ampio, trovo sia essenziale per dare alla moda quella dignità che in alcuni ambiti nei decenni non gli è stata concessa.
Già prima di Natale vi ho tessuto le lodi di un libro che lei ha curato per Einaudi ovvero “ I racconti della moda”, ma considerando il tornado di idee e progetti che la Frisa è, da alcune settimane a Roma al famoso museo Maxxi c’è un progetto espositivo da lei curato che ancora una volta trovo interessante e importante.
La mostra è “Memorabile. Ipermoda”, organizzata in collaborazione con Camera Nazionale della Moda Italiana e con Fondazione Bulgari come main sponsor.
Potevo forse non raggiungere Maria Luisa Frisa per farmi raccontare meglio? E non vedo l’ora di continuare a farmi stupire ed entusiasmare!

Perché è nato questo libro e quale la sua importanza in questo preciso momento storico?
I racconti della moda nasce su richiesta della casa editrice Einaudi.
Questo libro mi ha permesso di recuperare e rimettere in circolo quello che negli anni ho letto e che mi ha aiutato a sviluppare un punto di vista sulla cultura della moda, ma anche a cercare testi che completassero la costellazione che avevo in testa.
Quello che volevo dire attraverso racconti, saggi, articoli lunghi scritti da altri. Poi c’è la componente autobiografica.
Non ci avevo pensato, me ne sono resa conto a libro finito. Un esercizio molto utile per immaginare i paesaggi di domani, a disegnare nuove traiettorie del mio impegno.

Se dovessi dirmi che cosa hai imparato tu da questo libro e cosa invece vorresti rimanesse ai lettori?
Il libro mi ha permesso di riprendere in mano gli autori e le autrici che mi hanno ispirato.
Anche quando non li ho letti mettendoli direttamente in relazione alla moda e alle sue culture.
Mi ha permesso di cristallizzare le ragioni per cui la moda è per me così importante per comprendere e interpretare la contemporaneità.
Ai lettori vorrei che rimanesse la sensazione che la moda è un elemento profondamente pervasivo nelle nostre vite, uno straordinario racconto che ci accompagna sempre e che non possiamo ignorarla.

Mi racconti invece come è nata la mostra che è ora al MAXXI?
La mostra nasce da un fatto molto semplice, ovvero dalla lettura di un libro sull’oggetto-persona dell’antropologo Carlo Severi, che ha lavorato anche sul tema della “chimera”.
L’oggetto-persona. Rito memoria immagine è un libro molto complesso che ho letto in maniera trasversale, come quando ti colpisce una cosa e vuoi utilizzarla, incorporarla nel tuo lavoro.
Severi parla dell’oggetto quindi anche dell’abito come di qualcosa che possiede una grande forza anche estranea a noi, al di fuori di noi. E questa è la moda.
Da qui l’idea di costruire una mostra che affrontasse e nello stesso tempo registrasse il momento presente, in cui la moda vuole essere memorabile.
Memorabile è per me il desiderio di meraviglia che oggi più che mai attraversa la moda; è l’emozione per quegli oggetti che sono l’architettura più prossima al nostro corpo; è il rapporto tra ordinario e straordinario; è la continua riattivazione della moda e delle sue rappresentazioni attraverso i social.
Memorabile nasce per raccontare le forme contemporanee della moda, perché questo progetto si nutre di quel desiderio di bellezza che pervade questi nostri anni, ma esplicita anche la capacità del gesto curatoriale di “fare storia”, di rendere “memorabile” il modo in cui la moda e le sue forme riescono a rappresentare e a problematizzare la contemporaneità.

Ormai ti seguo da un po’ di tempo e ho l’impressione che consciamente o meno tu abbia un disegno in quello che fai, che è l’impegno a dare validità, dignità, rispetto, rilevanza ad un settore che spesso in Italia è stato considerato poco importante. Sbaglio?
La mentalità, soprattutto politica, in merito, è cambiata a tuo avviso?

Mi interessano moltissimo le politiche culturali connesse alla moda, un sistema che tiene insieme economia, identità, cultura, desiderio.
Non valorizzare la moda e non raccontarla per me vuol dire perdere di vista chi siamo, cosa ci piace, i nostri interessi, i desideri. Lavoro nella consapevolezza che la moda ci definisce. Per questo mi sono occupata di mostre e di formazione: la cultura della moda è un elemento centrale per guardarci, metterci in discussione, decidere quali strade vogliamo intraprendere.

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