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Ihnomuhnit, quando lo street diventa raffinato

Il lusso contemporaneo come sintesi di tailoring e street, per un brand che ha conosciuto nuova vita grazie al lavoro di Elbio Bonsaglio e Marta Sanchez

Di Stefano Guerrini 15 febbraio 2024
Ihnomuhnit, quando lo street diventa raffinato- immagine 2

Marta Sanchez ed Elbio Bonsaglio sono i direttori creativi di un marchio nato nel 2017, con un animo molto statunitense e legato alla cultura rap, ed ora di proprietà italiana. Un dna street che incontra oggi il know how sartoriale italiano e un nome, Ihnomuhnit, che sta a significare proprio “senza nome”, perché a parlare sono lo spirito contemporaneo e la qualità dei capi.

Ho avuto il piacere di conoscere Elbio nel suo passato da modello e l'ho poi incontrato nuovamente quando ha iniziato a dedicarsi alla moda da un punto di vista più creativo con il suo primissimo brand Letasca. Con Marta, oltre ad essere coppia nella vita, compone un team creativo molto solido e particolarmente attento alle esigenze di un compratore smaliziato e interessato alla moda in maniera non superficiale. Incuriosito da questa nuova avventura ho intervistato Elbio, ma anche Marta interviene per una precisa e puntuale opinione sul percorso creativo del duo. Ecco la nostra chiacchierata.

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Mi raccontate il percorso che vi ha portato a Ihnomuhnit?

Il mio punto di partenza è stato lontano dalla moda, ricorderai che sono laureato in  economia aziendale all’Università Bocconi di Milano. Ma da sempre ho lavorato nella moda prima come modello, occasione in cui ci siamo conosciuti, poi ho avuto un mio primo progetto che si chiamava Letasca, poi è nato un secondo brand, fondato con Marta Sanchez, un marchio streetwear sostenibile, come approccio nella creazione, nella produzione. KIDSOFBROKENFUTURE nasceva poi con l'idea di essere venduto online. Infine ho fondato un'agenzia 282US che ha vari progetti, fra cui anche Ihnomuhnit.

Tu hai avuto molte vite nella moda. Mi dici quali sono gli incontri più importanti che hai fatto e quali importanti insegnamenti hai ricevuto nei vari momenti della tua carriera? 

In un percorso come il mio (a parlare è  Elbio, ndr.) che ha avuto molti step ho sicuramente avuto la fortuna di fare incontri importanti che mi hanno insegnato tanto, penso ad esempio ai grandi stilisti con cui ho avuto il piacere di lavorare o a quei fotografi che mi hanno mostrato una loro visione del settore e alcuni nel tempo sono diventati anche amici, come ad esempio Giampaolo Sgura.

Faccio un lavoro che mi piace molto, ma quello nella moda non è certo un impegno facile, è un settore molto competitivo e oltre alla passione devi anche imparare tanto. Per cui in questi anni sicuramente ho acquisito molte competenze, non solo su come si fonda un marchio ma anche su come lo si comunica, ad esempio. Anche perché è un lavoro dove si possono promuovere dei messaggi e dei valori. Quindi alla fine è il percorso nella sua interezza che mi ha insegnato tanto.

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A chi si rivolge il marchio? Quale il vostro acquirente?

Prima di tutto volevo sottolineare che il marchio esisteva già: c'era un precedente direttore creativo che era molto legato al mondo dello streetwear e alla cultura black, al mondo dei rapper, e il brand aveva avuto un notevole boom nel periodo pre-pandemico per poi assopirsi a causa di quello che è successo nel 2020/2021. Io e Marta, che siamo gli attuali direttori creativi, abbiamo quindi ereditato qualcosa che aveva già una sua storia, ad esempio il marchio era molto legato alle stampe. Chiaramente ancora oggi c'è una parte della collezione che porta avanti quel tipo di eredità, ma in maniera più attuale.

Poi abbiamo fatto tesoro del know how del proprietario del marchio, Jacopo Tonelli, e disegnato una collezione che ha una parte sartoriale, capi che hanno delle embroideries importanti, ci sono degli Swarovski ad esempio che vengono attaccati uno ad uno. Quindi la collezione ha una parte che richiama di più il mondo di Los Angeles, con dei basici più street, con delle stampe, poi una parte più tailored, con ricami molto belli, più ricercata. C'è una doppia chiave di lettura, molto contemporanea, possibile grazie all’avere un nome importante come Tonelli che supporta il nostro lavoro.

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Da dove arrivano gli input ispirativi? Quali mondi sono in grado di influenzare il vostro lavoro? 

Sia come designer, sia come creative director (a parlare adesso è Marta, ndr.) ricaviamo molta ispirazione dal passato, fonte continua di input,  non tanto il passato della moda, quanto il cinema, la fotografia, l'architettura e l'arte. Tutti i mondi creativi e artistici penso che siano collegati, che indirettamente o direttamente si influenzino gli uni con gli altri. A me piace trovare un punto di ispirazione fuori dal mondo della moda, estrapolare idee che poi applico alla moda.

Visto il periodo storico che stiamo vivendo pensate che alla gente interessi ancora la moda?

Secondo me la moda ha ancora un appeal sulla gente, ma va anche detto che chi lavora nella moda deve avere considerazione e rispetto nei confronti del periodo storico che sta vivendo. E lavorare di conseguenza. Poi il termine “moda” è contemporaneo, ma il fatto di esprimere la propria creatività attraverso il modo di vestirsi, sistemarsi e così via, fa parte da sempre dell'essere umano. Io sono un appassionato di storia e basta pensare al modo in cui gli antichi romani o gli egizi si prendevano cura non solo del proprio corpo, ma proprio del modo in cui si presentavano agli altri. Il desiderio e l'attitudine di esprimere creativamente qualcosa attraverso il proprio corpo fa parte dell'essere umano da sempre ed è quindi sicuramente presente anche in questo periodo storico. Indubbiamente chi lavora in questo settore deve cercare di interpretare al meglio le esigenze attuali: il designer, il creativo, in fondo racconta il momento in cui vive.

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Quanto sono importanti per voi istanze come il superamento delle barriere di genere o l’eco-friendly?

Il messaggio per noi è assolutamente importante. Non solo nell'approccio creativo di una collezione,  ma anche quando la si comunica. Un messaggio di unione, accettazione, aggregazione. I designer, soprattutto quelli che hanno una grande visibilità, ma non solo, hanno la responsabilità di trasmettere dei messaggi che sono in grado di influenzare e di velocizzare la diffusione di un concetto, per cui ci vuole molta attenzione nei confronti di queste istanze di cui tu parli che per noi sono importantissime.

Il vostro ideale di bellezza?

Per me non c'è un ideale di bellezza (interviene sempre Marta, ndr.). Siamo nel 2024, e penso che adesso più che mai, questo ideale non è, o non dovrebbe essere, qualcosa di unico, che si debba fondare sull'aspetto fisico. È sicuramente più interessante uscire da canoni prestabiliti, dagli schemi, mantenendo messaggi consapevoli, propositivi.

Sogni e progetti per il futuro?

A livello personale, visto che io e Marta abbiamo due figli, è quello di portare avanti la nostra famiglia e di poter dare un futuro, delle basi e un'ottima educazione ai nostri bambini. Da un punto di vista professionale noi siamo molto ambiziosi, ma lavoriamo anche tanto per i nostri obiettivi. Riteniamo che lavorare per Ihnomuhnit con Tonelli sia un'opportunità meravigliosa, siamo molto carichi per questa opportunità, sicuramente vogliamo continuare a dare al marchio un'impronta internazionale e al tempo stesso continuare a inserire quelle che possono essere le caratteristiche più vicine ad una sartorialità attualizzata e adatta ai nostri tempi. Vogliamo sicuramente veder crescere questo brand e crescere noi con lui.

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