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Cavia: Knitting the present

Cavia e il suo mondo colorato, fatto di fili intrecciati, all'insegna di una moda inclusiva ed eco-friendly

Di Stefano Guerrini 26 ottobre 2023
Cavia: Knitting the present- immagine 2

Le foto nell'articolo sono tratte dalla collezione spring/summer 2024.

Un caleidoscopio di colori e tanta immaginazione, un'attenzione precisa verso il lato più ecologico e solidale della moda, uno stile trasversale cui non importano le distinzioni di genere. Per tutto questo il lavoro di Martina B. risulta perfettamente inserito nello spirito dei nostri tempi, con una voglia di positività e valori che non sempre si trovano in nuovi fashion projects troppo propensi a rincorrere una coolness fatta di marketing e poca sostanza.

Un nome curioso, Cavia, per un brand che ha un motto preciso: "There Is no imagination without cooperation". Il brand accoglie i mondi più diversi, promuove l'inclusività, oltre a farsi portavoce di un modo di creare che parte dal know how italiano, quello più genuino e vero. Un lavoro fatto di artigianalità e di materiali già esistenti e forse dimenticati pronti ad un processo di upcycle che incontra uno spirito hippy e un ideale di bellezza giocoso e sexy.

Pronta a stupirci con le sue creazioni, Martina si racconta in questa nostra chiacchierata.

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Un ritratto di Martina B.

Martina mi racconti il percorso che ti ha portato alla moda e come è nato Cavia?

Il mondo della moda mi ha sempre affascinata. Ricordo sin da piccola quando passavo le giornate in merceria da mia madre a parlare con le sarte e con le magliaie incuriosita da come da una bobina di filo potessero nascere dei capi. Mi è sempre piaciuto creare con le mie mani, ho imparato a lavorare a maglia ed uncinetto da mia mamma e da mia zia e durante il lockdown mentre cercavo di creare qualcosa con i filati disponibili che avevo mi è venuta l’idea del progetto, così è nato Cavia. Un progetto che mette insieme artigianalità italiana e sostenibilità, che sono le mie più grandi passioni.

Mi incuriosisce molto anche il nome: come mai hai chiamato il tuo brand in questo modo?

Perché tutti i capi che sono in collezione sono letteralmente delle Cavie di sperimentazione ed unicità, ogni pezzo è unico nel suo genere, perché realizzato con materiali di scarto e quindi non replicabile.

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Mi racconti la collezione? C'è una forte impronta data dalla maglieria e dal colore, come mai questa scelta?

La maglieria è il cuore di Cavia, ed è tutta fatta a mano da artigiane magliaie sparse in giro per l’Italia. I colori sono molto importanti, e per quanto le cromie sono sempre uniche in ogni capo, l’esplosione dei colori vuole essere un messaggio di positività e gioia. Mi piace pensare che quando una persona indossa un capo Cavia attiri su di sé il buon umore.

In generale da quali mondi sei influenzata? Quali amori hai oltre la moda? Quali sono le tue figure di riferimento? Quali invece i luoghi che sono in grado di ispirati delle storie?

Rispetto al processo creativo delle collezioni standard, lavorare su un progetto upcycle è un processo a ritroso; l’ispirazione arriva sempre dai materiali che per me sono sempre stati fonte di grande entusiasmo e voglia di creare. Mi piace molto la cultura e lo stile nord europeo, amo i colori dell’Alsazia e le sue case a graticcio, posti e luoghi che hanno ispirato le favole Disney di cui io sono una grande fan.

Oltre alla moda mi piace molto il mondo della ristorazione, scoprire come i piatti raccontino la storia, le tradizioni e la cultura di un luogo, un po' come fanno i vestiti. La ceramica è un altra passione, sempre legata al bello di creare qualcosa con le proprie mani, mi da molta soddisfazione bere il caffè al mattino in una tazza realizzata da me.

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Da giovane designer, cosa pensi si potrebbe fare di più per gli stilisti emergenti?

Penso sia più una questione di modo di pensare del cliente finale, soprattutto in Italia c’è sempre più attenzione verso i grandi brand, ad acquistare capi di ‘marca’, che non ha spendere soldi per capi che hanno magari valori e qualità in più, ma senza griffe.

All'estero è diverso, soprattutto in America e Asia c’è una attenzione in più verso brand artigianali che sono attenti all’ambiente. Penso che sia un discorso anche di educazione ambientale e sostenibile, imparare ad apprezzare chi fa meno e meglio rispetto a chi produce tanto con mezzi poco raccomandabili.

Parlando di nomi emergenti secondo te nella nuova scena creativa italiana c'è collaborazione, c'è possibilità di fare sistema?

Sicuramente. Tramite il concorso di Camera Moda quest’anno ho conosciuto tutti i designer emergenti più o meno miei coetanei e non c’è assolutamente rivalità, ma solo voglia di supportarci.

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Torniamo al concetto di ecosostenibilità e a quello di inclusività? Quanto sono importanti queste parole nel tuo lavoro?

Sono alla base del mio lavoro. Sono una grande ambientalista e animalista e a volte mi spiace come certi temi vengano trattati con sufficienza e gli venga dato poco valore in Italia. La sostenibilità deve essere sia per le scelte di materiali, - con Cavia io non realizzo niente da zero tranne l’etichetta interna, il resto è tutto riciclato - , sia per il modo in cui si lavora.

Se realizzassi sei collezioni l’anno da 200 pezzi ciascuna, va da sé che non sarebbe una scelta sostenibile. Penso che riappropriarsi dei tempi, sia creativi che sono sempre più risicati, sia realizzativi dei capi che si vanno a vendere sia un punto cruciale del sistema moda di oggi. Attuare metodi di vendita made to order è sicuramente una scelta che potrebbe calmare il modo frenetico di acquisto e cambiare il sistema.

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È ancora importante secondo te per un giovane designer l'idea di poter sfilare? Il far parte di una fashion week è ancora un obiettivo per uno stilista emergente oggi?

Sicuramente lo show è sempre visto come un traguardo, è un pò la messa in onda per il pubblico di un'idea. Credo però che il lockdown ci abbia insegnato che grazie alla tecnologia si possono creare dei modi più interessanti e moderni per promuovere la propria collezione, abbassando anche notevolmente i costi che uno show comporta.

Far parte del ‘calendario’ però rimane ancora l'obiettivo primario durante la fashion week, soprattutto per avere la chance di essere notato in mezzo ai tanti nomi noti.

Che cos'è per te la bellezza?

La bellezza per me è la capacità di espressione. Più uno ha il coraggio di esprimersi al 100%, più risulterà bello nella sua complessità.

Sogni e progetti per il futuro?

Troppi, da tenermi sveglia la notte!

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